In questo breve articolo voglio mostrarti con un esempio tecnico come 8 produttori su 10 non riescono (oppure non vogliono) essere chiari sui dati di targa dei loro amplificatori relativamente a ciò che riguarda la potenza realmente erogata.
Questo porta assolutamente fuori strada spesso anche gli appassionati più navigati.
Questo problema interessa dunque anche marchi molto blasonati e brand storici, ma soprattutto le nuove generazioni di amplificatori in classe D, dove è sempre più sovente trovare amplificatori con potenze di centinaia o addirittura migliaia di watt come se questi fossero caramelle.
Premesso che la quantità di potenza che un amplificatore è in grado di erogare NON esprime assolutamente nulla sulla sua capacità di riprodurre e amplificare correttamente il segnale al suo ingresso, e dunque sulla sua capacità di “suonare bene” ed entusiasmare, andiamo ad analizzare nella figura che segue e quella successiva, i dati di targa di due rinomati amplificatori di due brand altrettanto noti e altolocati.
Andiamo a vedere il primo:
In merito alla potenza possiamo osservare che il costruttore afferma quanto segue:
Potenza RMS pari a 300 watt e potenza di picco 380 watt, dati riferiti ad un carico di 8 Ohm
Consideriamo solo il dato dichiarato per un carico di 8 Ohm perché questo è sufficiente per l’analisi che stiamo per fare ed il discorso sarebbe il medesimo per il dato di potenza dichiarato su 4 Ohm.
Semplicemente le basi dell’elettrotecnica…
Vediamo innanzitutto di definire cosa significa potenza massima di picco, cosa è invece la potenza RMS e quale relazione lega entrambe ad un rapporto fisso e indissolubile, in base al quale ad una data potenza di picco “X” corrisponde sempre e comunque una potenza RMS “Y” e non valori fantasiosi come quelli che è possibile osservare sui dati di targa che stiamo esaminando.
Si definisce potenza di picco di un amplificatore quel valore di potenza massimo corrispondente al valore di tensione massimo oltre il quale sia la tensione in uscita, sia la corrente da essa indotta sul carico, non sono più in grado di aumentare.
Nel caso in cui si tenta di fare aumentare tale valore di tensione, esso viene letteralmente tagliato in corrispondenza del valore massimo appunto.
E’ quel fenomeno che viene definito “Clipping” e che quando viene raggiunto durante l’ascolto di musica, il segnale audio si sente profondamente distorto.
Nella figura che segue possiamo osservare un esempio di rappresentazione grafica della tensione sullo schermo di un oscilloscopio:
A sinistra il valore massimo indistorto, a destra invece il superamento del valore massimo con la “tosatura” dell’apice, definito Clipping.
Il valore massimo di picco corrisponde al valore misurato tra la cresta superiore e la cresta inferiore del segnale.
Per quanto concerne il valore di potenza RMS, anch’esso legato al valore di tensione RMS, possiamo dire che essa è una diretta conseguenza del valore di picco.
La sua definizione tecnica è disponibile su molti testi e anche su wikipedia, e te la risparmio volentieri, quello che io voglio qui è darti un esempio pratico che ti permetta di comprenderne il concetto anche se non sei un tecnico o un addetto ai lavori.
La definizione RMS è di fatto un metodo per confrontare l’efficacia della tensione alternata con l’efficacia della tensione continua.
Ovvero il valore che una tensione alternata deve avere per coincidere con il valore di tensione continua, ovvero per svolgere lo stesso lavoro nel medesimo tempo.
Esempio.
Abbiamo un frullatore il cui motore funziona con una tensione continua di 12V e deve girare un minuto per completare il tuo frullato.
Se ora vogliamo fare il tuo frullato ma alimentando per un minuto il motore con una tensione alternata, perché il motore riesca a girare e completare il suo lavoro, il valore della tensione necessaria dall’estremo superiore all’estremo inferiore, sarebbe pari a 33,84 V !!!
Hai capito bene! ben 2,82 volte superiore!
Dunque sappiamo che 33,84 V da picco a picco coincidono con una tensione continua di 12 V, dunque il valore RMS o “efficace” di 33,84 V picco picco vale appunto 12 volt.
Quindi tensione di PICCO (o massima) è uguale a tensione RMS (o efficace) moltiplicato 2,82
Trasferiamoci adesso nel dominio della potenza.
Sappiamo che la potenza espressa in Watt è funzione, cioè varia con il quadrato della tensione espressa in Volt.
Dal momento che la potenza è funzione della tensione e che essa varia con il quadrato di quest’ultima, se la relazione tra tensione RMS e tensione di PICCO è pari a 2,82 ne consegue che il rapporto tra potenza efficace RMS e potenza di PICCO è pari al quadrato di 2,82 cioè 8!
Questo significa che un amplificatore definito come capace di erogare una potenza di 300 Watt RMS su un carico di 8 Ohm, questo deve necessariamente essere capace di erogare una potenza di picco pari a 300 moltiplicato 8, uguale a 2400 Watt !
Duemilaquattrocentowatt! Mi spiego?
Dunque se torniamo ai dati dichiarati dal costruttore di cui sopra, capisci come quel dato sia assolutamente falso.
Perché o non è vero il valore dichiarato per la potenza di PICCO, oppure non è vero il valore dichiarato per la potenza RMS.
Se fosse vero il valore della potenza massima di PICCO, il valore reale della potenza RMS di questo amplificatore sarebbe pari a 380 diviso 8 è uguale a 47,5 Watt !!!
Solo 47,5 W per canale, altro che 300 !!!
Ecco un altro esempio dove, come dicono in Francia, o è falso il sole o è falsa la luna! Perché i dati riportati sono, posto che la potenza dichiarata sia quella RMS, alla luce di quanto abbiamo appena visto totalmente incoerenti:
I dati forniti evidenziano che il rapporto RMS / PICCO pari a 8 non è assolutamente rispettato, pertanto o è falso il dato RMS oppure è falso il dato di Picco.
Bene da questo momento in avanti hai le informazioni necessarie che ti servono per stabilire se i dati di targa di un amplificatore sono dichiarati in modo corretto oppure no che equivale a dire hai a che fare con un produttore serio oppure no.
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Juan Del Vecchio